Cappero

Appartiene alla famiglia delle Capparidaceae, ordine dei Capparales. Nella sua forma selvatica, così come nasce sulle rocce costiere, è il Capparis spinosa. Il nome è dovuto alla presenza, alla base del picciolo, di due stipole trasformate in spine, non presenti in tutte le varietà. E’ un piccolo arbusto o suffrutice ramificato a portamento prostrato-ricadente. Possiede una lunga radice, che si sviluppa nelle fessure tra le rocce e in vecchi muri principalmente nelle zone costiere a clima mite, ma in posizioni riparate resiste anche nel Nord Italia,  e molti fusti lunghi fino ad 80 cm e più rivestiti da foglie sempreverdi, rotondeggianti e lucide, alla base delle quali sono poste due corte spine (su alcune varietà). I boccioli danno origine dal mese di maggio fino alla fine dell’estate ad uno stupendo fiore bianco-rosato con lunghi stami rosso-violetti, del diametro di 4-5 cm, che presenta quattro petali arrotondati e quattro sepali rotondi, sono ascellari e lungamente picciolati ed effimeri. Il frutto consiste in una bacca allungata verde-rossiccia, che giunta a maturazione si apre mostrando un gran numero di semi neri.
Già apprezzato dai Sumeri per i suoi piccanti boccioli, come testimoniano tavolette d’argilla risalenti al 2700 a.C., semi di cappero che risalgono ad oltre 5000 a.C. sono stati ritrovati negli scavi archeologici in Iran e anche nell’Antico Testamento si trovano dei riferimenti. Dalle zone aride dell’Asia minore si diffuse  lungo le coste di tutto il Mediterraneo, presso gli antichi Greci e gli antichi Romani, impiagato sia in cucina che per scopi medicinali.